Il governo italiano si attivi e si confronti da pari con quello ungherese, chieda che il processo venga spostato in Italia e che condizioni detentive dignitose siano ripristinate immediatamente
La Federazione Lavoratori della Conoscenza (FLC) della CGIL ritiene inaccettabile il trattamento giudiziario e carcerario riservato a Ilaria Salis, insegnante di Monza, trascinata in catene presso il Tribunale di Budapest in occasione della prima udienza di un processo a suo carico per presunte “lesioni potenzialmente mortali” contro un militante neonazista.
Ilaria da circa un anno si trova in un carcere di massima sicurezza in detenzione preventiva per un reato di tipo politico del quale si dichiara innocente. Nel corso dei mesi sono emersi dettagli spaventosi circa le condizioni detentive cui è costretta.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Ilaria, alla sua famiglia e ai suoi colleghi che stanno lottando per riportarla in Italia. Inoltre, chiediamo al nostro governo di uscire dall’immobilismo e spendersi per la tutela dei diritti di una nostra concittadina, che ha diritto a un giusto processo e che è ora detenuta in condizioni disumane presso il carcere di un paese membro dell’Unione Europea.
L’indipendenza della magistratura in Ungheria è ai minimi storici; secondo il Quadro di valutazione UE sulla giustizia il 90% degli intervistati ungheresi si dichiara preoccupato per la mancanza di libertà dei giudici in relazione al potere esecutivo.
L’appartenenza all’Unione si fonda sui principi di rispetto dei diritti umani fondamentali, delle norme che tutelano i detenuti e il giusto processo, senza eccezione alcuna. Principi messi in discussione in Ungheria ed evidenziati da Amnesty International presso il Parlamento europeo in un report che denuncia “che le autorità ungheresi hanno attaccato l’indipendenza del potere giudiziario, rifiutato di ratificare un trattato per la protezione delle donne dalla violenza, adottato leggi omotransfobiche, calpestato i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo e soppresso la libertà di espressione e di associazione”.
Pertanto, come FLC CGIL chiediamo al nostro governo di attivarsi e di confrontarsi da pari con il governo ungherese e chiedere che il processo venga spostato in Italia e che condizioni detentive dignitose siano ripristinate immediatamente.