Filo diretto sul contratto
Confermate le ragioni per lo sciopero proclamato il 31 ottobre prossimo
La legge di bilancio presentata in Parlamento nei giorni scorsi di fatto non prevede risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali 2022-2024. Ne deriva che per il personale dei settori del comparto “Istruzione e ricerca” i finanziamenti disponibili restano quelli già previsti che consentano di coprire appena 1/3 dell’inflazione del triennio (cioè aumenti del 5,78% a fronte del 18% circa di inflazione).
Solo a partire dal 2025 si prevede un misero aumento del trattamento economico ma solo ed esclusivamente sul salario accessorio che è pari ad appena lo 0,22% del monte salari. Per la scuola si tratta di un incremento di poco più di 93 milioni di euro che però viene riservato ai soli docenti escludendo il personale ATA. Si continua così a perpetrare un’ignobile discriminazione nei confronti di 204.00 lavoratori che garantiscono, come i docenti, la funzionalità dei servizi nella scuola.
Viene imposto un taglio lineare del 25% del turn over a tutte le amministrazioni pubbliche. Questo riguarderà in particolare l’Università, la ricerca e l’Alta formazione artistica e musicale con buona pace dei migliaia di precari che rischiano di non vedere prospettive di stabilizzazione.
Per la scuola invece si procede con un taglio secco: ciò comporta una riduzione drastica della dotazione organica: 5.660 di docenti dell’organico dell’autonomia e 2.174 unità di personale ATA, una riduzione che andrà a peggiorare le già gravi condizioni in cui si svolgono le attività scuola. Tutto questo proprio mentre i progetti PNRR per la scuola entrano nel vivo della loro attuazione e le scuole già con l’attuale organico sono in grossa difficoltà nella realizzazione dei progetti assegnati.
Sempre per la scuola, inoltre, è previsto un intervento sulla card docenti che viene estesa anche al personale supplente annuale con nomina al 31 agosto, escludendo gli oltre 140 mila docenti precari con nomina al 30 giugno. Ma il beneficio, oggi pari a 500 euro annui, potrà essere ridotto annualmente sulla base del numero dei docenti e delle risorse.
Infine per la scuola viene disposta l’istituzione di un fondo di 122 milioni per il 2025 destinato genericamente e fumosamente alla “valorizzazione del sistema scolastico” e nella piena disponibilità del Ministro: non si comprende perché tale cifra non sia stata collocata nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa - ampiamente tagliato in questi anni - per compensare il lavoro aggiuntivo del personale docente e per sanare l’incomprensibile esclusione del personale ATA.
Il personale non può essere umiliato con aumenti risibili e assenza di prospettive per il precariato. Sono quindi confermate e rafforzate le ragioni dello sciopero del 31 ottobre 2024: un Paese che non investe nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca e nelle persone che vi lavorano non ha futuro.
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