Le priorità per il nuovo ministro dell'Istruzione: riportare lo scritto di Italiano nell'esame di Stato, allungare con le Regioni il calendario scolastico, avviare una stagione di assunzioni e riprogettare la fase "ritorno in classe". I presidi: "Assumiamo noi". Fusacchia: "Servono gli psicologi"
la Repubblica
Corrado Zunino
ROMA - Allungare il calendario scolastico e diminuire le cattedre vacanti per il prossimo settembre, che nell'anno scolastico in corso hanno raggiunto livelli da primato. Le prime indicazioni sulla scuola, offerte da Mario Draghi ai partiti minori nel secondo giro di consultazioni per il governo, sono state semplici e hanno messo al centro lo studente, elemento peraltro importante nell'oratoria del Draghi pre-premier. "Gli studenti hanno perso troppe lezioni", ha detto il presidente del Consiglio incaricato.
Esame di Stato, il ritorno della prova Invalsi
Come si può declinare questo pensiero nel concreto? Da che cosa serve partire? E' certo che il nuovo ministro dell'Istruzione - il candidato che meglio risponde ai requisiti del neopremier resta il professor Patrizio Bianchi, come abbiamo raccontato nell'ultima newsletter "Dietro la lavagna" - al primo giorno del suo insediamento dovrà occuparsi di una questione immediata e necessaria: l'esame di Maturità. Lucia Azzolina, ancora in carica per il disbrigo degli affari e delle videoconferenze correnti, ha lasciato l'Esame di Stato in sospeso, con gli studenti del quinto anno ansiosi di conoscere l'approdo a giugno.
Dopo un ciclo di audizioni, Azzolina era pronta a licenziare una Maturità in fotocopia a quella dell'anno scorso: senza scritti e affidata a un largo orale che sarebbe partito dal curriculum dello studente. Il Pd ha insistito per inserire almeno la prova di Italiano. Con l'arrivo di Draghi, cambia l'approccio. Il nuovo governo potrebbe ipotizzare un esame più completo e un recupero delle prove Invalsi, accantonate nel progetto Azzolina. La presidentessa Anna Maria Ajello spiega che l'Istituto Invalsi è pronto per i test del primo marzo: "Possiamo realizzare la prova in classi sicure, distanziate, attendiamo solo di sapere se si tornerà in classe". Non è possibile, a questo punto della stagione, allestire un test a distanza valido per la Maturità. Ancora, l'Alternanza scuola lavoro, oggi chiamata Pcto, resterà un elemento dell'Esame di Stato ai tempi di Mario Draghi.
Il nuovo calendario scolastico
Il presidente del Consiglio con riserva vorrebbe un mese in più di lezioni in classe: "Le scuole italiane sono rimaste chiuse più che nel resto d'Europa", ha sottolineato durante gli incontri. Si può ipotizzare al massimo, però, una fine dell'anno scolastico a fine giugno con l'avvio in contemporanea di una Maturità spostata di due settimane. Oltre non si può andare: in alcune aree del Paese le temperature a luglio sono troppo alte e gli edifici scolastici poco ospitali. L'Associazione nazionale presidi parla di "un allungamento eventualmente contenuto".
Molti docenti, contrari a questa soluzione, dicono: "Quest'anno noi abbiamo lavorato, invece questo bisogno di recupero di ore e di lezioni fa sembrare che la didattica a distanza non sia stata scuola". E' anche vero, però, che i ritardi di apprendimento sono stati via via certificati da nuovi lavori. Le quarantene degli studenti e dei docenti, il continuo stop and go favorito dalla ministra Azzolina, le lezioni da 45-50 minuti, non hanno spesso consentito uno sviluppo ordinato di spiegazioni e verifiche. In regioni come la Campania le chiusure sono state continue.
Studi internazionali hanno evidenziato, all'estero, gap formativi tra il 30-50 per cento in Matematica e nelle Lingue. Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil: "Ci sono scuole che hanno la necessità di allestire recuperi, altre no. La scuola del primo ciclo è stata prevalentemente in presenza, bisogna fare un investimento dove è necessario, un'operazione mirata, lasciando agli istituti una sana autonomia da sostenere con risorse. Ragioniamo subito dove fare questi recuperi".
Infornata di nuovi docenti
Era scritto nel "tomo Bianchi" di inizio estate: per la ripartenza servono 120 mila insegnanti in più. E serve un rinnovo del contratto di lavoro. Il Governo Conte si è affidato, invece, ai monobanchi (oggi, quelli a rotelle, sono spesso accatastati nei corridoi). Il nuovo governo deve ripartire dall'arruolamento, e deve farlo in fretta. La strada maestra sono i concorsi: quello straordinario riprenderà il 15 febbraio, ma siamo su numeri bassi, 32 mila nuovi docenti in ruolo. Ci sono due bandi ordinari, alle viste, poi. E in questo caso sarà necessario un impegno totalizzante di una sfibrata macchina ministeriale per farli ripartire subito, con una pandemia che certo non è sotto controllo.
I sindacati propongono, in alternativa ai concorsi, un grande piano di stabilizzazione dei precari che passi per una parallela formazione e un giudizio in corso di insegnamento. Lena Gissi, segretaria della Cisl scuola: "Non possiamo immaginare di continuare senza decidere come stabilizzare i precari, dobbiamo costruire un percorso di reclutamento di qualità". Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, sulla questione rilancia: "Bisogna dare ai dirigenti scolastici la possibilità di assumere direttamente i professori".
Un recupero psicologico per gli studenti
Nel corso del primo round di audizioni, il presidente Draghi è rimasto colpito dal quadro degli studenti nazionali "bisognosi sia di un recupero formativo che psicologico". Lo ha illustrato il deputato Alessandro Fusacchia, di +Europa. Serve riprendere in mano il progetto che avfrebbe dovuto portare gli psicologi a disposizione delle scuole e dei suoi alunni da settembre: già ci sono 4.800 euro per ogni istituto.
Il rapporto con le Regioni
Il calendario scolastico e, come abbiamo visto in questi dodici mesi pandemici, le aperture e le chiusure degli istituti sono un potere nelle mani delle singole Regioni. Il nuovo ministro dell'Istruzione, e tutto il governo, dovranno cercare un rapporto più virtuoso con le amministrazioni locali e una chiarificazione sulla questione "insicurezza delle scuole", certificata fin qui dall'esperienza, accertata da diversi lavori scientifici, ma sottovalutata dallo stesso Comitato tecnico scientifico. Il nuovo ministero dell'Istruzione dovrà mettere a fattore ciò che si conosce dopo un anno sul tema e avviare una fase 2 rispetto al "metro di distanza" che ha mostrato non pochi limiti.