Scuola, si riparte tra problemi vecchi e nuovi

 

Bisogna uscire definitivamente dall’emergenza estendendo l’organico Covid ed eliminando le classi pollaio

Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL

Roma,13 settembre - Oggi in molte regioni del Paese è suonata la prima campanella: agli oltre 4 milioni di studenti che tornano in classe e, al personale tutto, va il nostro augurio di buon anno scolastico. Come FLC Cgil siamo stati impegnati nel confronto con il ministro proponendo soluzioni strutturali per affrontare in sicurezza la ripresa delle lezioni e per superare le fragilità endemiche del sistema scolastico: carenza di organici, aule sovraffollate, precarietà del personale, scuole prive di dirigenti e Dsga stabili.

In alcuni casi l’Amministrazione ha recepito ciò che sosteniamo da anni: mettere in campo ogni sforzo perché all’inizio delle lezioni tutto il personale, dai dirigenti al personale ATA, sia al proprio posto, attraverso concorsi regolari, assunzioni straordinarie con procedure semplificate, anticipazione delle procedure di immissioni in ruolo e dei movimenti del personale. Quando le proposte del sindacato sono state accolte le soluzioni adottate si sono rivelate efficaci: è il caso dell’immediata immissione in ruolo di circa 12 mila docenti specializzati con tre anni di servizio per il sostegno, ma il più delle volte non si è voluta seguire questa strada e le difficoltà hanno avuto la meglio, aggravate dall’inefficienza della macchina amministrativa e dagli errori dell’algoritmo per le nomine ha rallentato notevolmente le operazioni.

Le immissioni in ruolo dei docenti quest’anno corrispondo al 53% dei posti disponibili con il restante 47% delle cattedre affidate a precari a cui si aggiungono altri 90 mila posti liberi, di cui la stragrande maggioranza sul sostegno. Dunque 150 mila posti docenti, il 17% della dotazione complessiva, anche quest’anno saranno coperti da precari. Ancora più pesante la situazione sul versante Ata dove le 10.800 immissioni in ruolo hanno coperto solo il 40% dei posti disponibili. Resta poi il problema delle oltre 600 scuole date in reggenza con Ds e Dsga che devono suddividersi fra più istituti. E a questi vecchi problemi se ne aggiungono di nuovi, a partire dall’enorme pasticcio fatto sul green pass. Abbiamo sollevato fin da subito forti perplessità sull’introduzione nella scuola di uno strumento originariamente pensato per altri contesti: la mancanza di coraggio nelle scelte sull’obbligo vaccinale sposta l’onere sulle singole persone, impone i costi del tampone al lavoratore a cui viene lasciata la facoltà di scelta e che vuole continuare a lavorare e scarica sulle scuole il controllo introducendo penalizzazioni che sono di per sé inaccettabili oltre che di difficile gestione. Inoltre, anche dopo l’introduzione della piattaforma informatica, le scuole saranno costrette a contattare i lavoratori che risultano avere il green pass non attivo per verificare la veridicità della segnalazione della piattaforma; e chi non risulta inserito al sistema per motivi legati all’aggiornamento degli archivi scolastici o perché esterno come i genitori, dovrà comunque essere sottoposto al controllo tramite app. Il punto vero è che, in mancanza di orientamenti chiari da parte del ministero su tutta una serie di casistiche, le scuole sono costrette ancora una volta a cavarsela da sole.

A lezioni ormai iniziate, il nostro sforzo deve andare verso l’uscita definitiva dall’emergenza: occorre estendere l’organico Covid per tutto l’anno scolastico oltre il 30 dicembre e rendere strutturale lo sdoppiamento delle classi eliminando le classi pollaio. Basta guardare i dati (fonte MI) per rendersi conto del problema: solo il 50% delle classi è composta da massimo 20 alunni, mentre il resto va oltre e, di queste, il 13% ha più di 26 alunni, fenomeno che nella secondaria sale al 19%

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