Sciopero generale, Sinopoli (Cgil): «Scuola e precari lasciati indietro, non temiamo l’isolamento»

 

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Sara Menafra

Il segretario della Federazione lavoratori della conoscenza: «Noi abbiamo fatto una valutazione nel merito, la Cisl no»

Sono passati esattamente due mesi dall’assalto alla sede della Cgil da parte di un corteo No Green pass capeggiato dai leader di Forza Nuova, immediatamente seguito dalla visita di Mario Draghi. I buoni rapporti di allora, suggellati persino da una foto di Maurizio Landini e il premier abbracciati, non hanno però evitato la rottura politica di queste ore. La Cgil, assieme alla Uil, ha deciso di proclamare uno sciopero generale di otto ore contro la manovra finanziaria, anche a costo di rompere con la Cisl che ha deciso di non attuare alcuna forma di mobilitazione.

Francesco Sinopoli, 46 anni, è uno dei più giovani segretari di categoria in carica all’interno della Cgil e guida la Federazione dei lavoratori della conoscenza, che include la scuola, settore ampiamente toccato dagli effetti della pandemia in questi anni. E allo stesso tempo, tra i comparti più critici col governo, tanto che assieme a Uil, Snals e Gilda ha già proclamato uno sciopero di categoria per il 10 dicembre che, dunque, anticiperà la mobilitazione ora scattata per tutti i lavoratori. Anche nel caso della scuola, la mobilitazione non coinvolge la Cisl.

Sinopoli, la Cgil assieme alla Uil si intesta uno sciopero generale in una fase delicatissima, mentre il paese fatica ad uscire dalla pandemia. Non le sembra rischioso affrontare una sfida del genere senza il sostegno di un pezzo importante dei “confederali” come la Cisl?

«Noi abbiamo fatto una valutazione di merito, come abbiamo fatto una valutazione di merito nei confronti di tutti gli altri governi. Quale sarebbe il motivo per cui scelte che, proprio in questo momento, dovrebbero andare a sostenere pensionati, precari e giovani dovrebbero portarci ad accontentarci? Tanto più con una finanziaria di 33 miliardi. E’ il momento di dare dei segnali chiari. E i segnali chiari, se davvero bisogna fare un intervento sul fisco, devono andare a favore delle categorie sociali più svantaggiate. Su questo punto, tra l’altro, anche la disponibilità che era stata data rispetto a quella piccola operazione di solidarietà da parte dei redditi sopra i 75mila euro (un contributo di solidarietà a favore dei redditi bassi per il 2022 ndr) è stata respinta. Io penso che, dopo due anni di pandemia, avremmo bisogno davvero di cambiare strada. Vale anche per il fisco, l’eventuale riforma deve andare verso un fisco realmente progressivo».

Una riforma fiscale però la chiedono tutti.

«Nel corso degli anni siamo andati verso un fisco sempre meno progressivo. E meno il fisco è progressivo più avvantaggi i redditi alti. Si è applicata una dottrina economica, quella che crede che i redditi alti se avvantaggiati aumentino i consumi e facciano quindi crescere l’economia, che non è una imposizione divina, è una scelta precisa. Procediamo da trent’anni, non solo in Italia, con questa impostazione, ma ormai è chiaro che si deve andare in una direzione diversa. Poi, nel corso della trattativa col governo, abbiamo chiesto un intervento finalizzato a ridurre la precarietà nel lavoro, che mi sembra riconosciuto da tutti come uno dei più grandi problemi del paese. Abbiamo detto che bisognava andare contro il moltiplicarsi di forme contrattuali che

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