Comunicato della Federazione Lavoratori delle Conoscenza CGIL
Roma, 1 febbraio - I sindacati hanno incontrato oggi il ministro Bianchi per l’informativa relativa all’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni. “
Un atto di indirizzo essenziale”, così lo definisce il segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli, “in cui è presente la maggior parte dei temi per noi fondamentali, molti dei quali però richiedono un investimento di risorse che, al momento, nell’Atto di indirizzo non c’è”.
“Tutto quello che sta avvenendo nella scuola ci dice che la categoria sta facendo uno sforzo epico che deve essere riconosciuto dal Paese – ha aggiunto Sinopoli – Bene dunque, che le risorse, grazie alla nostra prolungata mobilitazione culminata nello sciopero del 10 dicembre, siano state incrementate di 300 milioni, ma ancora non bastano. Per riconoscere il lavoro fatto dal personale docente, educatore e Ata in questo terribile periodo di pandemia quelle risorse andrebbero almeno triplicate”.
Il segretario generale ha poi sottolineato i temi mancanti all’interno dell’illustrazione dell’Atto, come l’annosa questione dei facenti funzione di DSGA, la cui risoluzione potrebbe avere sede proprio nel contratto, la parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato e, sul tema della valorizzazione, ha aggiunto che per la FLC CGIL: “Non c’è possibilità che la valorizzazione del personale docente ed educativo sia fatta al di fuori di una dimensione collegiale”.
“Noi crediamo che questo rinnovo contrattuale debba essere concepito come una prosecuzione del processo iniziato nel 2018, di allargamento degli spazi di contrattazione e di innovazione dell’organizzazione del lavoro attraverso la contrattazione, intervenendo su materie che sono state legificate e che devono tornare nell’alveo negoziale”.
In conclusione Sinopoli ha voluto sottolineare il grave vulnus nelle relazioni sindacali creatosi nell’ambito della trattativa sulla mobilità, unilateralmente portata avanti senza il consenso e la firma delle sigle sindacali che rappresentano oltre il 75 % della rappresentanza negoziale. Una questione che rimane aperta e su cui la FLC CGIL