Il CTS e la Presidenza di Proteo Roma e Lazio, chiedono l’immediato stralcio di questo provvedimento e l’apertura di una fase di confronto serio.
Il Comitato Tecnico Scientifico unitamente alla Presidenza di Proteo Fare Sapere Roma e Lazio, in pieno accordo con le posizioni espresse in questi giorni da singoli, associazioni (tra queste il Movimento di Cooperazione Educativa e il CIDI) e organizzazioni sindacali rappresentative del comparto (tra cui la FLC CGIL), esprime una posizione di assoluta contrarietà rispetto alla figura del Docente esperto introdotta nel D.L. 9 agosto 2022, n. 115, il cosiddetto Decreto Aiuti Bis, recante Misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali.
Oltre allo sconcerto per la modalità con la quale tale provvedimento è stato avviato dal Governo uscente, che entra a gamba tesa sui profili professionali definiti in sede di Contratto nazionale, si evidenzia come si tratti di una misura meramente di natura economica, fortemente divisiva, ancora una volta centrata su una idea, fallimentare, di competizione tra lavoratori/ci, la quale fonda la propria ragion d’essere su una altrettanto fallimentare concezione meritocratica delle relazioni umane all’interno delle organizzazioni.
Un atto che non solo viene calato dall’alto, senza alcuna interlocuzione con il mondo della scuola e una completa disattenzione a quelli che sono i reali bisogni espressi da chi la abita quotidianamente (e dell'expertise di cui le/gli insegnanti sono già portatori/ici), ma che, oltremodo, non tiene per nulla conto di quanto la letteratura scientifica di settore ha messo in luce almeno negli ultimi vent’anni in merito allo sviluppo professionale dei/delle docenti. Una letteratura non solo frutto di riflessioni e di elaborazioni teoriche ma basata su evidenze frutto di ricerche internazionali e nazionali per mezzo delle quali è dimostrato che l’apprendimento e lo sviluppo professionale delle/dei docenti, di qualsiasi ordine e grado o livello di specializzazione, deve avere quale fulcro l’agentività, la cooperazione e la collaborazione tra pari nella co-costruzione dell’identità professionale propria e altrui, quindi personale e collettiva.
Nulla di tutto questo è presente nel provvedimento inserito nel Decreto Aiuti bis che appare una misura divisiva e discriminatoria che reitera una visione solipsistica e mercificata della formazione delle/degli insegnanti, già presente nel D.L. 36/2022 convertito in Legge (n. 79) il 29 giugno 2022.
Quel che appare assai grave, in questa modalità di introdurre provvedimenti che non tengono conto di ciò che la scuola davvero richiede, è la sovrapposizione indebita tra la reale esigenza di immaginare una formazione qualificata dei/delle docenti, quale pratica diffusa (quindi non per pochi ma per tutte/i), significativa, connessa all’esigenza di affrontare i problemi reali della scuola, basata sulla ricerca e sulla sperimentazione – e quindi capace di tenere conto anche della differenti funzioni che la scuola si dà nel suo fare/farsi comunità educante (docenza, incarichi organizzativi, coordinamento dell’inclusione, orientamento, progettualità, ricerca e sperimentazione didattica) – con azioni che hanno una natura squisitamente economica.
Tale sovrapposizione indebita è la più fulgida espressione della visione economicista di matrice neoliberale di chi matura questi dispositivi e le modalità con cui questi sono introdotti ne rimarcano, ci sia consentito senza giri di parole, anche l’incompetenza o, peggio, l’arroganza.
Per queste ragioni, il CTS e la Presidenza di Proteo Roma e Lazio, consapevoli di farsi portavoce del disagio, del malcontento, del disorientamento di moltissime/i insegnanti e dirigenti chiedono l’immediato stralcio di questo provvedimento e che si apra una fase di confronto serio, approfondito, autenticamente aperto all’ascolto delle parti, per elaborare una idea di scuola e di formazione che sia il frutto di una visione organica del senso del fare/essere scuola nel XXI secolo e non l’esito di provvedimenti generati da contingenze esterne (come quelle dell’attuazione del PNNR) come sempre soggiogate da logiche economico-finanziarie che nulla hanno a che vedere con le sfide dell’educazione per la realizzazione di una società inclusiva, equa e sostenibile.