Come investire nella scuola? E da dove partire? Lo abbiamo chiesto a Francesco Sinopoli, segretario generale FLC-Cgil
ScuolaInforma
Sabina Maestri
Quando si chiude un Governo è il momento dei bilanci. Quali interventi si sarebbero potuti attuare? E quali sono le criticità su cui dovrà lavorare chi prenderà le redini del Paese? li stessi interrogativi li possiamo porre parlando di scuola. Ed è ciò che abbiamo fatto rivolgendo alcune domande a Francesco Sinopoli, segretario generale FLC Cgil.
La scuola lasciata dal Governo uscente
Cosa avrebbe potuto fare il Governo uscente per la scuola che invece non ha messo a punto?
Il governo e il ministro uscente hanno parlato tanto di scuola, ne hanno proclamato più volte la centralità per il Paese (si ricordi il disatteso “Patto per la scuola” sottoscritto con le organizzazioni sindacali), ma alla fine non hanno fatto ciò che serviva.
I problemi di fronte ai quali ci siamo trovati all’inizio dell’inizio dell’anno scolastico sono, infatti, quelli che da anni denunciamo, aggravati ancora di più dalla tragedia della pandemia. Niente è stato fatto per la stabilità delle cattedre, per il superamento del precariato, guardando ai bisogni delle ragazze e dei ragazzi e di chi nella scuola lavora. È stato coperto 30% dei posti che sono stati autorizzati.
Ci sono migliaia e migliaia di cattedre precarie sul sostegno, cioè proprio i posti che avrebbero bisogno di una maggiore stabilità.
C’è un sottodimensionamento insostenibile del personale Ata: le segreterie sono allo stremo. Si poteva ad esempio, come avevamo fortemente richiesto, confermare e stabilizzare l’organico Covid e invece, non è stato fatto.
Insomma, per responsabilità politiche precise l’anno scolastico è iniziato nel peggiore dei modi.
Organico insufficiente, rinnovo del contratto e precariato, alcune delle priorità della scuola
Alla luce delle mancanze del Governo uscente abbiamo voluto conoscere su cosa prioritariamente il nuovo Ministro dell’Istruzione dovrebbe lavorare.
Quali sono le priorità che FLC CGIL chiede al nuovo Ministro dell’Istruzione?
Le maggiori criticità riguardano gli organici insufficienti del personale docente e Ata, il tempo scuola pesantemente ridotto e distribuito in maniera diseguale nel Paese; il rinnovo del contratto ormai scaduto da tre anni per un personale con retribuzioni tra le più basse nel pubblico impiego; il precariato diffuso ed endemico; la mancanza in parti rilevanti del Paese di docenti di sostegno; le strutture edilizie spesso fatiscenti, che non consentono di svolgere l’attività educativa in sicurezza.
Insomma, la scuola ha bisogno primariamente di investimenti. Il Pnrr da solo non basta e deve essere finalizzato a sostenere la spesa corrente per l’istruzione.
Doppio canale di reclutamento, una procedura semplificata per assumere i docenti precari
Da ultimo ci siamo voluti concentrare sul problema del precariato, ponendo due domande:
- Quali interventi potrebbero essere applicati per iniziare concretamente a sanare il precariato?
- Sarebbe fattibile anche per il posto comune la strada applicata per il sostegno con la creazione di graduatorie regionali ad hoc?
Il primo intervento da mettere in cantiere è la definizione dei DPCM che devono dare attuazione ai percorsi di formazione abilitanti.
Sono previste quote di riserva dei posti per i precari in servizio e questo significa che con i corsi di formazione universitari si può dare ai precari una qualificazione didattica e metodologica e l’abilitazione. Questo è il primo step per la risoluzione del problema.
Una volta abilitati i docenti possono essere assunti con una procedura semplificata e snella: potrebbe essere quella prevista per il sostegno oppure la stessa chiamata da GPS 1 fascia sperimentata lo scorso anno e di nuovo quest’anno su sostegno.