Sinopoli, FLC CGIL: se la proposta del governo Meloni dovesse riguardare anche l’istruzione sarà mobilitazione contro una scelta che aumenterebbe le diseguaglianze.
Di Stefano Iucci
“Se la proposta di autonomia differenziata dovesse coinvolgere anche il mondo della scuola, non c’è alcun dubbio che proporremo uno sciopero e attiveremo tutte le forme di mobilitazione”. Durissimo Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, in una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa Dire commentando la proposta di autonomia differenziata avanzata dal governo Meloni.
“Già nel 2019, quando c’era il governo giallo-verde, abbiamo proposto uno sciopero contro ogni ipotesi di regionalizzazione della scuola - ricorda Sinopoli - poi è stato siglato un accordo a Palazzo Chigi in cui si escludeva la scuola dai processi di autonomia differenziata. Ma se dovesse ripresentarsi questo rischio, siamo pronti a mobilitarci”.
Le diseguaglianze del sistema Italia sono del resto da tempo ampiamente registrate. Secondo lo Svimez, ad esempio, uno studente e una studentessa del Sud stanno in classe 100 ore in meno all’anno. Ancora: al Sud i giovani tra i 15 e 24 anni fermi alla licenza media sono il 20 per cento, 5 punti sopra la media nazionale e 9 rispetto a quella europea. Poi c’è l’abbandono: dall’ultimo Rapporto pubblicato da Save The Children la Sicilia è al primo posto per dispersione scolastica a livello nazionale, con una media pari al 21,1% e con punte del 25%. Si potrebbe continuare a lungo con i dati, ad esempio con quelli che riguardano i Neet (cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione): nel Mezzogiorno costituiscono il 39% dei giovani tra i 15 e i 24 anni: quasi il doppio di quelli residenti nelle altre aree del paese.
In uno scenario come questo, commenta ancora il segretario generale della FLC CGIL, “la regionalizzazione è la cosa più sbagliata possibile, aumenterebbe solo le differenze che già esistono. Ci sono Regioni che pensano di risolvere i problemi della scuola cavandosela da soli e lasciando le Regioni più deboli in una situazione peggiore. Mentre il problema è il disinvestimento complessivo che si fa sulla scuola a livello nazionale, ormai da dieci anni”.
Per scongiurare questa iniziativa il Coordinamento per la democrazia costituzionale - insieme a FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams - ha avviato una raccolta di firme per una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare di modifica di parte degli articoli 116 e 117 della Costituzione - contenuti nel titolo V della Carta - che ripartiscono le diverse competenze tra Stato e Regioni tra esclusive e concorrenti.
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Con questa riforma la governance del sistema dell’istruzione (ma non solo, c’è anche la sanità e altre importanti materie) resterebbe in mano allo Stato, che deve essere il garante dell’interesse nazionale generale. Cosa che del resto avviene anche negli Stati federali. Ora però questa accelerazione del governo richiede risposte immediate, e l’arma del sindacato è, appunto, lo sciopero.