Francesco Sinopoli, FLC, e Tania Scacchetti, CGIL, spiegano l’importanza del rinnovo in un paese in cui gli stipendi sono in forte sofferenza.
Dopo l’accordo politico del 10 novembre è arrivata il giorno successivo la firma all’ARAN della parte economica del contratto del comparto istruzione e ricerca scaduto da ormai 3 anni. Si interviene subito (con uno stanziamento straordinario di 100 milioni) e poi c’è l’impegno a trovare ulteriori 300 milioni di euro in legge di bilancio per un nuovo adeguamento. A regime, l’incremento medio sarà di 120 euro circa.
FILO DIRETTO SUL CONTRATTO
TABELLE: SCUOLA, UNIVERSITÀ, RICERCA, AFAM
L’accordo è molto importante perché, oltre a essere l’ultimo che mancava nel settore pubblico, rappresenta un passo avanti per adeguare le retribuzioni di una categoria che è piuttosto indietro rispetto all’Europa: ricordiamo, solo per fare un esempio, che un docente italiano di scuola media guadagna in media 32 mila euro, mentre un suo collega tedesco 72 mila.
Nel corso del forum, Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, spiega la natura eccezionale di un accordo che, “grazie allo sblocco di alcune risorse permetterà ai lavoratori di avere già dal cedolino di dicembre buona parte di quanto gli spetta per il contratto scaduto, con una rapidità inedita: normalmente i lavoratori avrebbero dovuto aspettare quattro o cinque mesi”, ma, “poiché non siamo agenti tariffari, altrettanto importante sarà chiudere la trattativa sulla parte normativa, che riguarda aspetti molto importanti come l’inquadramento professionale”.
La segretaria confederale della CGIL, Tania Scacchetti, ha innanzitutto osservato che “la firma del contratto è una risposta a milioni di lavoratori del settore che sono in sofferenza, non solo rispetto ai lavoratori europei, ma anche rispetto agli altri del comparto pubblico”. Inoltre l’accordo “riporta al centro il contratto non solo come agente della parte economica ma come strumento che può accompagnare la trasformazione e la valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori”.
I lavoratori e le lavoratrici, una volta chiusi i contratti già scaduti aspettano ora la prossima tornata contrattuale. I segnali non sono dei migliori visto che, come denunciano CGIL, FLC e FP in una nota, “dalle prime bozze della legge di Bilancio ciò che emerge con chiarezza è l’assenza dello stanziamento di risorse per i rinnovi contrattuali del triennio 2022-2024 e la previsione di una ancora non quantificata indennità di vacanza contrattuale”.