Sindacato costruttore di pace

 

Il leader della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, anticipa i temi del congresso: "Vogliamo contribuire alla nascita di un movimento di popolo contro la guerra"

Collettiva.

Stefano Iucci

Duemilatrecento assemblee di base, 6.000 delegati eletti di cui il 60% donne in 107 congressi provinciali e 19 regionali. Sono questi i numeri con cui la Flc Cgil si presenta al suo V congresso nazionale che si svolgerà a Perugia dal 14 al 16 febbraio. Un congresso, ci spiega il segretario generale Francesco Sinopoli, che “arriva dopo una fase difficile, che ha visto tutti i ‘luoghi’ dell’istruzione e dell’educazione affrontare una pandemia che proprio in quei contesti ha avuto fortissime ricadute a partire dalla didattica da remoto e lo smart working per una parte molto significativa del personale. L’azione sindacale che abbiamo messo in campo per necessità ha dunque dovuto avere caratteristiche inedite, ma sempre costante e a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza. Le Rsu, con la conferma del primato della Flc che aumenta il distacco dagli altri e la crescita costante degli iscritti, ne sono del resto una conferma".

Senza che questo abbia però impedito il conflitto...
Assolutamente no. Tant’è che abbiamo dimostrato capacità di prendere con forza la parola, a partire dalla questione centrale del salario con lo sciopero del 10 dicembre 2021 e dallo scontro con il governo Draghi sulle misure collegate al Pnrr e l’invenzione del docente esperto che ci ha visto proclamare lo sciopero del 31 maggio 2022. E ora siamo ancora in campo, in pieno conflitto col governo Meloni che ha scelto non a caso proprio la scuola come terreno “ideale” per dividere il paese. Noi abbiamo idee diametralmente opposte a quelle dell’esecutivo. Per noi la scuola – come tutto l’universo della conoscenza – deve essere democratica, inclusiva e garantire il diritto all’istruzione in tutto il paese con le stesse opportunità per tutte e tutti. L’esatto contrario della scuola della selezione di classe che pare essere l’obiettivo del ministro Valditara e della scuola regionalizzata al centro della proposta Calderoli. Non a caso il bersaglio principale è la Cgil che nell’immaginario della destra corrisponde essenzialmente alla scuola della Costituzione.

In che senso?

Nel senso che la Flc Cgil rappresenta pienamente nella propria azione tutta la ricchezza che ha portato alla scuola e all’università di massa e, più in generale, a tutti i grandi movimenti sociali degli sessanta e settanta che hanno contribuito in modo determinante a realizzare la Costituzione.

"Lezioni di pace" è il titolo che avete scelto per il congresso. Cosa vi ha spinto a farlo?
Una consapevolezza che abbiamo dall’inizio della guerra: la pace è la cosa più importante di tutte. E non si fa con la guerra. Occorre invece costruire un grande movimento di popolo per la pace al quale vogliamo dare il nostro contributo. Troppo a lungo siamo stati convinti che il pezzo di Occidente in cui viviamo sarebbe stato al sicuro dal rischio di una guerra. Dimenticandoci troppo velocemente anche di quello che è accaduto nei Balcani, a un passo da casa nostra. E invece non siamo al sicuro e non lo siamo mai stati: la strage nel Mediterraneo, dei tanti che scappano da conflitti e fame, ce lo ricorda ogni giorno. Tutte le guerre ci riguardano. Ebbene, io credo che chi lavora nei settori della conoscenza – scuola, università, ricerca, musica, arte – e opera in ruoli educativi abbia una responsabilità enorme in questa direzione. Sulla guerra come sulla questione delle questioni: quella climatica. Ogni giorno chi lavora nei nostri settori si confronta e guarda negli occhi chi nel futuro ci deve credere e ci crede, a partire dalle bambine e dai bambini della scuola dell’infanzia. Oppure pensiamo a chi nella ricerca opera ogni giorno per renderci consapevoli di quanto sia a rischio la specie umana sulla terra a causa dei disastri che questo modello di accumulazione, consumo e sfruttamento delle fonti fossili sta determinando.

Contemporaneamente però come sindacato dovete “rispondere” anche alle condizioni di vita di lavoratrici e lavoratori che pandemia e guerra rendono sempre più difficili…
Soprattutto, ma è proprio questo il punto. Solo partendo dalle condizioni materiali delle donne e degli uomini che rappresentiamo potremo coniugare la lotta per la pace e per il clima con quella per la vita di ogni giorno. Come abbiamo fatto il 5 novembre scorso, dobbiamo tenere insieme questi aspetti con la costruzione di un grande movimento pacifista.

Il tema delle questioni quotidiane incrocia ovviamente quello salariale. Ormai in Italia anche chi lavora può essere povero.
È così. E il primo nodo è quello contrattuale. I contratti vanno rinnovati e invece noi registriamo che le risorse stanziate in legge di bilancio sono assolutamente insufficienti. C’è poi una specificità dei nostri settori che hanno tra le retribuzioni più basse della pubblica amministrazione, per non parlare del confronto con gli altri paesi europei.

Altro tema pesante quello dell’autonomia differenziata. Se il progetto andrà avanti avete anche minacciato una mobilitazione.
Come ti dicevo il disegno del ministro Calderoli va in direzione opposta rispetto ai nostri valori e ai bisogni reali del paese. Produrrebbe una scuola che finirebbe per aumentare le diseguaglianze in un paese già profondamente diseguale. Un’idea che contrasteremo in tutti i modi, partendo da una grande vertenza nazionale sulla scuola pubblica. Le richieste delle Regioni rappresentano i bisogni di tutte le scuole d’Italia e le necessità sono evidenti: organici, superamento del precariato, segreterie funzionanti, collaboratori scolastici. Insomma una scuola che funzioni con personale motivato partendo da retribuzioni adeguate al lavoro che si svolge.

Temi che riguardano anche le università...
La scuola è una grande questione nazionale, ma lo è anche l’università di cui non si parla ma che già ha sperimentato le conseguenze dei divari territoriali di cui gli Atenei sono diventati specchio. Bisogna rimettere in discussione questo assetto che non è figlio del destino ma di scelte politiche sbagliate.

Un momento specifico del congresso sarà dedicato alla pace e all'ambiente.
Pace e ambiente sono le priorità assolute del tempo che viviamo e la Flc vuole dare il suo contributo promuovendo, ribadisco, un grande movimento di popolo partendo dai luoghi della ricerca e dell’educazione. Per questo il 15 febbraio ci sarà una tavola rotonda alla quale parteciperanno, tra gli altri, Luciana Castellina, il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio e gli studenti. Ma i momenti importanti saranno anche altri: dalla lectio magistralis del premio nobel per la fisica del 2021, Giorgio Parisi, alla testimonianza di Luisa Impastato perché nei grandi movimenti un ruolo fondamentale lo ha avuto e dovrà averlo quello antimafia. Giustizia sociale, giustizia climatica e lotta alla mafia vanno insieme.


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