Dalla Legge di Bilancio al rinnovo contrattuale, passando per il vincolo triennale e la questione del precariato. A Orizzonte Scuola interviene Gianna Fracassi, segretario generale della Flc Cgil, per un dialogo approfondito sui nodi più critici del mondo scolastico.
In vista dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil, emergono forti richieste per il settore scolastico. Tra le principali, l’urgente necessità di investimenti per il rinnovo del Contratto 2022/2024. L’insoddisfazione per la recente Legge di bilancio è palpabile, con richieste di risorse adeguate per tutto il personale e una soluzione definitiva al problema del precariato nell’istruzione e ricerca. Inoltre, si contrappongono fermamente all’autonomia differenziata prevista dal DDL Calderoli, ritenendo che essa minacci l’essenza del sistema scolastico pubblico.
Al Ministro, che ha accusato la Flc Cgil di “politica demagogica”, Fracassi risponde sottolineando la natura confederale del sindacato, rivendicando un ruolo di rappresentanza autentica dei lavoratori scolastici. L’accento cade sulla dissonanza tra le proclamazioni e le azioni del governo, in particolare riguardo ai piani di dimensionamento della rete scolastica.
Sul tema dei concorsi e dei percorsi abilitanti, emergono dubbi sulla loro coerenza con le effettive esigenze del sistema scolastico. È essenziale, per Fracassi, tener conto dei docenti già in attesa e di quelli già qualificati nelle graduatorie.
Segretario, siamo a pochi giorni dallo sciopero generale indetto da CGIL e UIL. Cosa rivendicate per la scuola?
Sicuramente investimenti per il rinnovo del Contratto 2022/2024. La legge di bilancio appena approvata in Consiglio dei Ministri ci lascia enormemente insoddisfatti, chiediamo lo stanziamento di risorse adeguate per tutto il personale, stabile e precario. Chiediamo poi lo stanziamento di risorse finalizzate a sanare l’annoso e ormai strutturale problema del precariato in tutti i settori del comparto Istruzione e ricerca e il blocco di tutte le iniziative legislative finalizzate a una privatizzazione di pezzi del sistema pubblico di Istruzione a partire dalla riforma della filiera tecnica e professionale. Ultimo punto, ma non per ordine di importanza, rivendichiamo lo stralcio dell’istruzione e della ricerca dalle 23 materie regionalizzabili previste dal DDL Calderoli sull’autonomia differenziata, un progetto contro cui da tempo ci battiamo, consapevoli che distruggerebbe il sistema pubblico di istruzione così come lo conosciamo.
Nelle ultime settimane si è accesso lo scontro con il ministro Valditara che vi accusa di “politica demagogica”. Cosa risponde al ministro?
Noi facciamo politica sindacale. E lo facciamo da quando siamo nati, 117 anni fa. Il nostro impianto non è corporativo, è confederale: questo significa dare risposte concrete a chi rappresentiamo – i lavoratori e le lavoratrici della scuola – avendo una idea precisa di società. Sentiamo invece di poter rigirare “l’accusa” al Ministro che ama, come tanti esponenti di governo, proclamare demagogicamente di voler restituire centralità alla scuola, migliorare la qualità dell’istruzione e combattere la dispersione, ma poi promuove piani come quello di dimensionamento della rete scolastica che nel prossimo triennio porterà alla chiusura del 9% delle scuole esistenti. È questa per il ministro la strada giusta per valorizzare la scuola? Beh, ci permetta di esprimere dei dubbi e di continuare a chiedergli di ritirare il decreto sul dimensionamento.
La Legge di Bilancio porta con sé gli aumenti stipendiali per il personale scolastico. Si reputa soddisfatta?
Assolutamente no. Il testo della legge è quanto di più lontano dalle immediate necessità delle lavoratrici e dei lavoratori dei nostri settori, che avrebbero come prima esigenza quella di vedersi ristorare gli stipendi erosi da un’inflazione brutale. Purtroppo, gli stanziamenti dei fondi previsti per il rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca sono del tutto inadeguati e nonostante l’inflazione cumulata in un triennio arriverà al 18%, gli aumenti salariali a fine triennio contrattuale si attesteranno al 5,80%. Cambiare questa legge di Bilancio è uno dei motivi alla base della proclamazione dello sciopero del 17 novembre.
Ogni anno si parla di oltre 200mila precari. Una situazione che non sembra mai risolversi. Cosa bisogna fare?
Stabilizzare i posti in organico di fatto, pianificare una formazione iniziale adeguata al fabbisogno di docenti e bandire regolarmente i concorsi. Lo dico perché è necessario un piano di assunzioni per dare stabilità alla condizione lavorativa di tanti lavoratori e per garantire la continuità didattica che, infatti, per gran parte degli studenti italiani rimane una chimera. 200mila precari sono un’enormità e rappresentano il vero buco nero in cui sparisce la qualità dell’offerta formativa, dell’insegnamento e dell’inclusione degli alunni con disabilità.
Sta per iniziare la stagione dei concorsi, sullo sfondo anche la partenza dei percorsi abilitanti. Quali correttivi occorre apportare?
Dalle anticipazioni del ministero, nutriamo dubbi sul fatto che percorsi abilitanti e concorsi siano attivati sulla base delle effettive necessità, ovvero tenendo conto dei posti vacanti e della consistenza delle graduatorie vigenti. Bene dunque avviare le nuove procedure, ma farlo senza tenere conto dei docenti vincitori degli ultimi concorsi ancora in attesa di assunzione o della presenza di docenti già abilitati nelle graduatorie provinciali per le supplenze, non solo non dà risposte alle legittime aspettative dei precari che fino a oggi hanno garantito il funzionamento del sistema scolastico, ma è un inutile spreco di risorse e di professionalità già acquisite.
Sul vincolo triennale sulla mobilità cosa avete intenzione di fare? Un problema che rimane ancora in primo piano.
Innanzitutto, un chiarimento: la FLC CGIL è sempre stata contraria al blocco triennale che – lo sottolineo – è stato imposto per via legislativa un anno fa, da una maggioranza di Governo di cui faceva parte anche il partito dell’attuale Ministro. Crediamo che questa invasione della legge su prerogative contrattuali sia ingiusta e sbagliata. È solo il contratto della mobilità lo strumento che deve regolare le operazioni, ed è la trattativa lo spazio in cui si discutono le posizioni tra amministrazione e sindacati nell’interesse di entrambe le parti. Le prossime operazioni di mobilità (relative all’a.s.2024/25) saranno effettuate ai sensi del CCNI 2022/25, un contratto non firmato a suo tempo dalla nostra organizzazione e che necessiterebbe di un aggiornamento per le novità nel frattempo intervenute. Alcuni spazi di apertura li ha forniti l’Ipotesi di CCNL sottoscritta a luglio in forma di deroga al blocco della mobilità per i lavoratori, docenti e DSGA, che si ricongiungono con un figlio di età inferiore a 12 anni o con la persona disabile da assistere o per i beneficiari di Legge 104/92 art.21. Come Flc Cgil ci batteremo, in primis, per vedere applicate queste garanzie e la loro estensione a tutti i docenti. Inoltre come abbiamo fatto ripetutamente in quest’ultimo anno avanzeremo le proposte di emendamento per il superamento del vincolo (l’abrogazione è di competenza parlamentare), nell’equilibrio di tutelare sia l’aspetto della continuità didattica che quello del diritto alla mobilità.
Proroga contratti Ata a supporto delle attività legate al PNRR? Solo un primo passo non crede? Le scuole hanno tanto bisogno di personale. Concorda?
Sì, la proroga è uno dei pochissimi elementi positivi inseriti su nostra richiesta nella manovra finanziaria, ma quello che serve è un investimento straordinario sugli organici docenti e ATA, proprio perché uno dei grandi elementi di debolezza della scuola italiana è l’insufficienza di personale e l’alto tasso di lavoro precario. In particolare sugli organici Ata segnalo che andrebbe cancellato il limite del turn over che impedisce di assumere su tutti i posti vacanti e disponibili e potenziati gli organici perché sia le segreterie sono al collasso anche per effetto dell’aumento del carico di lavoro che sta determinando il PNRR, oltre che per i collaboratori scolastici.