Fracassi: «La scuola in prima linea nello sciopero contro definanziamento e privatizzazione»

Luciana Cimino, 14.11.2023

© 2023 il manifesto

 

Sindacati in Piazza. Intervista alla Segretaria Flc Cgil: «Valditara porta avanti il progetto di Tremonti e Moratti con un sistema classista. Siamo fiduciosi sul pronunciamento della Corte costituzionale sul dimensionamento»

«Contro il definanziamento e la privatizzazione della scuola pubblica». Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, sintetizza così le motivazioni che portano i lavoratori e le lavoratrici della conoscenza ad aderire allo sciopero generale di venerdì 17 novembre.

 

Nella piattaforma che avete lanciato emergono tre questioni con forza. La prima riguarda la valorizzazione economica dei lavoratori della scuola i cui stipendi sono tra i più bassi d’Europa. Poi l’enorme numero di precari nel settore, oltre 200 mila.

 

La questione salariale e il precariato di stato sono i punti principali per la Flc Cgil. All’ estrema necessità di aumentare gli stipendi il governo ha risposto con risorse scarsissime. Insufficienti persino per dare una risposta all’inflazione dell’ultimo anno che non sarà compensata neanche dai fondi per l’intero triennio ‘22-’24. Il ministro Valditara non può pensare di compensare con il “pacco di Natale” cioè con la distribuzione, a dicembre, di una sorta di indennità di vacanza. È il solito tentativo di ingraziarsi la categoria, come i buoni sconto per docenti, ma i lavoratori se ne rendono conto.

Poi l’autonomia differenziata: da un anno ormai vi battete contro il progetto di legge di Calderoli.

 

L’idea dietro è tanto semplice quanto pericolosa: tante scuole diverse, con i diritti a geometria variabile a seconda del territorio in cui si vive. Credo che il governo, a partire dalla presidente Meloni, si stia assumendo la responsabilità dello smantellamento del sistema di istruzione nazionale. Valditara ha detto chiaramente ieri che il modello a cui vuole tendere è quello lombardo. Noi diciamo un no secco a questo progetto e come noi tutti i cittadini che pensano che rafforzare il sistema di istruzione nazionale sia una garanzia per i diritti di cittadinanza di tutti.

Il ministro ieri ha citato il modello della Lombardia anche per la questione delle scuole paritarie, ricordando che hanno stanziato 110 milioni proprio per favorire “l’uguaglianza” con il pubblico.

 

Si dimentica sempre che è anche ministro della scuola pubblica statale. Aveva già dichiarato da tempo il suo obiettivo: privatizzare pezzi di istruzione, lo si è visto anche da altri provvedimenti.

Quali?

Questo governo sta mettendo in campo un sistematico definanziamento dell’istruzione, a


partire dal nefasto dimensionamento che riduce di un quarto le autonomie scolastiche e che ha causato il malcontento anche di amministratori della stessa maggioranza. E poi c’è la riforma dei professionali che è indicativa.

Partiamo dal dimensionamento, contro il quale avete intrapreso anche una battaglia legale. Il 21 novembre su questo si pronuncerà la Corte Costituzionale.

Ci aspettiamo che sia dichiarato incostituzionale ma anche in caso contrario noi non ci fermeremo: quello che Valditara vuole fare non è una razionalizzazione ma un taglio lineare che mette in condizioni di svantaggio tante comunità e impoverisce la scuola.

I provvedimenti di Valditara sembrano andare tutti nella direzione di un ritorno alla scuola classista, tra riforma dei professionali e orientamento sin dalla scuola primaria.

 

È il vecchio progetto tremontiano: già Letizia Moratti voleva introdurre il doppio canale. Il governo Meloni lo sta attuando adesso con un’idea di diversificazione dei percorsi e degli sbocchi del sistema di istruzione fin dalla giovanissima età che ricorda molto l’avviamento al lavoro che ci siamo lasciati alle spalle più di 50 anni fa. È un’operazione che non serve neppure allo scopo: chi l’ha disegnata ha in testa un mondo del lavoro vecchio e non ha previsto la continua trasformazione dei settori produttivi. Per non parlare dello svilimento del ruolo dell’insegnante con l’ingresso di esterni voluti dalle aziende nella didattica. Ci sono già dei momenti di confronto tra scuole e territorio ma qui si tratta di una operazione diversa: i privati entrano anche nella governance degli istituti, è un’apertura alle esigenze di alcuni soggetti economici non a quelle degli studenti.

Recentemente Valditara ha accusato la Flc di fare politica demagogica.

Il nostro lavoro è tutelare i lavoratori e le lavoratrici, certo che facciamo politica: si chiama politica sindacale.

Preoccupa anche la gestione del dissenso, tra organi collegiali in cui si fa fatica a promuovere opzioni di minoranza, l’idea degli ispettori per le manifestazioni degli studenti e in generale l’impianto securitario che è stato dato dopo alcuni fatti di cronaca.

 

C’è un tema che riguarda la valorizzazione degli organi collegiali che per noi sono un elemento di valore straordinario che va difeso. Garantire processi partecipativi e collegiali nella scuola, inclusi gli studenti, è importante tanto più in un momento in cui la partecipazione nel nostro paese si attenua sempre di più, come dimostra anche l’alta astensione alle tornate elettorali.

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